Forse è il momento di dire “fuori i militari USA da Sigonella”

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L’aeroporto di Fontanarossa deve chiudere per un mese (dal 5 novembre al 5 dicembre) per indispensabili lavori all’unica pista esistente, e Sigonella, giustamente, non può essere lo scalo alternativo. Sigonella non può essere un aeroporto in grado di accogliere i 200 voli che quotidianamente arrivano e partano dallo scalo di Catania…per motivi “bellici”. Sigonella è base italiana, con sede il 41° Stormo dell’Aeronautica militare italiana, ma non è questo il motivo che la rende “off limit” ai civili. Oggi la funzione del 41° Stormo – nato come Antisom” – è quella di perlustrare  il Mediterraneo a…caccia dei barconi dei disperati che lasciano Paesi come la Libia, l’Egitto ed altri, in cerca di una terra di pace, e si avviano verso le sponde più vicine, quelle della Sicilia. Gli antiquati (ma sempre ottimi) velivoli Atlantic Breguet hanno il compito di perlustrare il mare in cerca di natanti, e avvertire Marina e Capitaneria per inviare soccorsi. Questi velivoli non vengono da tempo considerati “arnesi da guerra”, e la loro presenza non è certo d’ostacolo ai voli civili. Allora?

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Chi comanda, nella pratica, la “vera” attività di Sigonella è la Naval Air Station americana, base navale della VI Flotta USA nel Mediterraneo.

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Non solo: Sigonella ospita da mesi e mesi i temibili Global Hawks, i droni, gli aerei senza pilota, che non servono soltanto come “ricognitori” che fotografano tutto e tutti, ma possono trasportare ogni tipo di ordigno per migliaia di chilometri. Non solo: questi aerei senza pilota vengono “pilotati” da installazioni (ovviamente sempre americane) che si trovano a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. I militari italiani, e anche gli stessi americani, forse in teoria, non conoscono la reale natura delle missioni che compiono quotidianamente questi velivoli fortemente sofisticati.

Sono questi il motivi principali, se non esclusivi, per i quali Sigonella non può accogliere il traffico aereo civile, anche se per un breve periodo. L’etichetta “aeroporto NATO” è un buon alibi per non rendere pubblica l’intera normativa che regola  gli accordi “biliaterali” USA-Italia.

Ecco perché né Monti, né Napolitano, né l’intero attuale Governo nazionale (neppure a parlare, ovviamente, del Governo Siciliano) possono aprire le porte di Sigonella: quelle porte si aprono (come è avvenuto lo scorso anno) anche a compagini  militari straniere, ma solo in caso di guerra. I civili devono stare alla larga.

Sulla questione Fontanarossa-Sigonella un solo uomo politico si è fatto avanti, l’ex ministro dell’Interno ed ex sindaco di Catania, senatore del PD Enzo Bianco, che ha dichiarato: “È’ inaccettabile che non si trovi una soluzione soddisfacente per individuare uno scalo alternativo a Fontanarossa durante l’annunciato mese di chiusura per i lavori di rifacimento della pista. Il governo deve venire incontro allo scalo etneo e a tutta la Sicilia, che certo non può “chiudere” per un mese e restare isolata dal resto d’Italia e del mondo. Perciò non c’è che un’unica soluzione: utilizzare l’aeroporto di Sigonella, per il quale erano già state date assicurazioni in tale senso e per tutti i voli”. Enzo Bianco ha tenuto a sottolineare “La marcia indietro di questi giorni non è giustificabile, perciò si faccia la massima pressione sul governo e sulla Difesa per ottenere il “sì”.”.

 Ha avuto coraggio Enzo Bianco? Sicuramente, ma ha fatto il suo dovere, altri non lo fanno. I vari candidati alla presidenza della Regione Siciliana, i Crocetta, i Musumeci, i Fava, i Miccichè, e la pletora (400?) di candidati ad una poltrona all’ARS hanno ben altro da pensare: ci sono le alleanze da chiudere, ci sono i voti da raggranellare, figurarsi se hanno tempo da dedicare a Fontanarossa oppure a Sigonella.

Per quanto ci concerne, da giornalisti che hanno seguito da quasi mezzo secolo l’andazzo delle “cose” siciliane, riteniamo che sia giunto il momento che gli americani di stanza in Sicilia se ne tornino a casa loro: questa “occupazione” militare “straniera” dura da troppi decenni e alla Sicilia non ha portato nulla, se non una pesante servitù. E diciamo questo pur essendo filoamericani avendo, da sempre, ammirato la Costituzione statunitense e gli Uomini che l’hanno voluta com’è, ma criticando costantemente le malefatte in nome di una Democrazia che si sta sgretolando.

Per ridare serenità e speranza di sviluppo al territorio isolano oggi più che mai è doveroso smantellare gli apparati bellici stranieri collocati in Sicilia.

Perché il senatore Enzo Bianco non si fa carico di questo fardello, e con l’autorevolezza che lo contraddistingue non porta ai piani alti di Roma la questione? Siamo convinti che se lo facesse, l’intera collettività siciliana gliene sarebbe riconoscente. Questo, caro senatore Enzo Bianco, è un invito e una sfida in quanto apprezziamo le sue notevoli doti politiche.

Salvo Barbagallo

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